Senza timore di essere smentiti, i Managed Service Provider rappresentano oggi la massima espressione del canale IT.
Nell’era del cloud-first sono, infatti, loro a erogare a condizioni certe e a garantite “da contratto” servizi gestiti considerati indispensabili da chi si prepara ad affrontare la transizione digitale.
Il bisogno dei clienti di potersi affrancare definitivamente dalla complessità della tecnologia e dalla necessità di acquisire asset e conoscenze per concentrarsi, invece, sul proprio core business conferma, infatti, il ruolo strategico degli MSP. A loro sono demandate la complessità delle connessioni, la protezione dei dati e la business continuity, a loro è sempre più richiesto anche di saper organizzare i processi aziendali e il ciclo di vita delle applicazioni, da garantire attraverso un canone fisso mensile, in primis a studi professionali e a grandi imprese di settori in cui la compliance vige sovrana.
Nel panorama odierno, però, nemmeno i Managed Service Provider possono dirsi immuni dalla pressante necessità di tenere il passo con costosi aggiornamenti tecnologici. A questo aspetto si accompagna, poi, l’altrettanto stringente bisogno di poter contare su personale tecnico competente (anche perché puntualmente formato) sapendone attrarre di nuovo, anche a dispetto di competitor sempre più agguerriti.
In ottica win-win, dunque, è consigliabile che gli MSP comincino a guardarsi attorno alla ricerca di realtà capaci di trarre vantaggio dalle competenze offerte da chi, come loro, di mestiere si occupa di offrire servizi gestiti. Un obiettivo in comune c’è e riguarda l’aumento della reciproca competitività, intesa sia come la capacità di differenziarsi sul mercato, sia come l’abilità nel far aumentare il rispettivo margine di guadagno.
Ecco perché, oggi, gli MSP dovrebbero puntare a siglare partnership con cloud provider proprietari di infrastrutture distribuite in grado di assicurare loro strumenti, processi e tecnologie capaci di automatizzare le attività e aumentare, così, la qualità dei servizi offerti potendo contare su tecnologie innovative, cloud-based, altamente resilienti e performanti.
A imporlo, a ben guardare, è anche il crescente interesse che i criminali informatici dimostrano nei confronti degli MSP divenuti, ormai, un obiettivo primario a causa del loro accesso a dati sensibili delle aziende clienti. Basti pensare, ad esempio, all’aumentata richiesta (senza dubbio accelerata dalla pandemia), di servizi di backup, remote monitoring e management, così come di soluzioni di videoconferenza e virtualizzazione desktop per comprendere che la principale difficoltà odierna per gli MSP non è solo quella di evolversi e modernizzarsi, ma riguarda anche la capacità di differenziarsi sul mercato con un’offerta sicura, puntuale, oltre che scalabile e on-demand, utile a fidelizzare i clienti e ad attrarne di nuovi.
In definitiva, in chiave di partnership, intesa come vera e propria “alleanza”, quello a cui gli MSP dovrebbero rinunciare, per prima cosa, è proprio la loro infrastruttura data center proprietaria. Quest’ultima è senza dubbio da considerarsi onerosa, a livello gestionale, e del tutto inadatta a creare vantaggio competitivo, in quando necessita di investimenti continui e competenze dedicate con costi poco prevedibili e scalabilità limitata.
Un partner con un’infrastruttura solida, flessibile e resiliente, progettata in ottica di compliance e multicloud è, allora, il miglior investimento che gli MSP possano fare, oltre a concentrarsi nell’erogare un numero maggiore di servizi e nello sviluppo di un’offerta a supporto della trasformazione digitale dei clienti.
Ne va del loro ruolo strategico sul mercato odierno. Ne va del loro futuro sul mercato dell’IT.
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