Il mercato Cloud cresce ogni anno su scala mondiale (solo in Italia nel 2020 vale 3,4 miliardi di euro) con delle previsioni di spesa che evidenziano un forte traino economico. Una tendenza che porta alla ribalta il mercato ICT: un mercato in crescita anche durante la pandemia in corso, con forti legami ad altri settori (IoT, Big Data, AI etc) per realizzare una sinergia ancora più solida all’interno della trasformazione digitale.
Eppure il Cloud è un prodotto dedicato principalmente alle imprese e segue le regole del B2B ovvero un pubblico numericamente più ridotto anche se con valori economici molto variabili.
Spesso i servizi Cloud sono gestiti come vendita di pura tecnologia, come un paradigma di cambiamento da valutare con metriche quantitative che vanno dal saving di costi all’efficienza dei sistemi informatici. Nel cuore del mercato B2B battono sempre di più impulsi emotivi, che non vogliono emulare il mercato consumer, ma che sono un’esigenza reale richiesta dai clienti.
Se un tempo era l’ufficio acquisti a decidere cosa comprare sulla base di caratteristiche funzionali e prezzi oggi l’interlocutore dei cloud provider è un mix di figure aziendali. Il passaggio al cloud è un percorso di lunga durata e se ben realizzato irreversibile. Un rapporto duraturo quindi, lontano dall’”infedeltà” dei consumatori dei mercati price sensitive (vedi il mercato mobile).
Un acquisto non impulsivo ma che introduce nuovi elementi qualitativi, tra cui l’aspetto di relazione e fiducia verso il fornitore. Sempre più spesso la scelta del Cloud provider nasce dal legame con un’azienda o con chi la rappresenta all’esterno: le vendite, l’account manager, il supporto, il presale. Una decisione complessa, con tempi lunghi, valutazioni che impattano molti settori dell’e organizzazioni e che richiede sempre più una risposta precisa: la sicurezza. Una parola che include, ancora una volta, non solo in aspetti fisici e logici di protezione dei sistemi, ma ha un’accezione più ampia che privilegia chi ha un approccio sostenibile, umano e personale, calato sulla realtà industriale che sta supportando e consapevole del contesto socio economico che il cliente sta vivendo.
Se la competizione fosse solo sul prezzo e la quantità di tecnologia resa disponibile il mercato del Cloud avrebbe già una copertura totale attraverso le offerte dei colossi made in USA e Cina. Al tempo stesso se il Cloud fosse solo infrastruttura il mercato sarebbe a disposizione di chi costruisce e riempire Data Center.
La scelta di un cloud provider è guidata quindi dalla volontà di ricercare un partner strategico in grado di supportare il business delle aziende in modo flessibile e costante, abilitandolo a vantaggi e performance attraverso la tecnologia. Secondo i dati emersi dalla ricerca 2020 dell’ Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano i punti di attenzione che emergono danno davvero per scontata la tecnologia e si focalizzano su come il Cloud può essere in sinergia con la strategia dei clienti e come possa supportarla su un piano di profonda trasformazione. I principali driver sono:
- Sicurezza e policy sul trattamento dei dati: con attenzione al tema della residenza dei dati e alla loro tracciabilità giuridica. La valutazione dei servizi spesso porta a compromessi in termini di compliance soprattutto per player con sede extra EU.
- Flessibilità e personalizzazione: rispetto a servizi standard, con caratteristiche fisse, esiste la possibilità di valutare soluzioni costruite, negoziate e modificate sulla base di esigenze di business specifiche.
- Service Level agreements: un livello di servizio che sia all’altezza delle esigenze ed orientato alla tutela dell’azienda.
- Interoperabilità e lockin tecnologici: il requisito è poter dialogare con altri sistemi cloud e on prem senza vincoli. Un’esigenza che trova sostegno nell’adozione sempre più ampia del multiclod e che conferma la necessità di cambiamento continuo.
- Sostenibilità ed impatto ecologico: niente di meno tecnico che scegliere un provider sulla base della sua capacità di applicare efficienza energetica, minimizzando gli impatti sull’ambiente.
Sta di fatto che dentro al Cloud batte un cuore (forse fatto di dischi e CPU) in grado di unire tutti i protagonisti della digital transformation.